Facebook è un servizio di rete sociale, in inglese, e più comunemente detto: social network.
Leggiamo la definizione di servizio di rete sociale che troviamo in Wikipedia:
Un servizio di rete sociale, o servizio di social network, consiste in una struttura informatica che gestisce nel Web le reti basate su relazioni sociali.
La struttura è identificata, ad esempio, per mezzo del sito web di riferimento della rete sociale.
Secondo la definizione data dagli studiosi Boyd-Ellison si possono definire siti di reti sociali (social network sites) i servizi web che permettono:
- la creazione di un profilo pubblico o semi-pubblico all’interno di un sistema vincolato,
- l’articolazione di una lista di contatti,
- la possibilità di scorrere la lista di amici dei propri contatti.
Sempre Wikipedia dice che:
Facebook è un servizio di rete sociale lanciato nel febbraio 2004, posseduto e gestito dalla corporation Facebook, Inc..
Il sito, fondato a Cambridge negli Stati Uniti da Mark Zuckerberg e dai suoi compagni di università Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, era originariamente stato progettato esclusivamente per gli studenti dell’Università di Harvard, ma fu presto aperto anche agli studenti di altre scuole della zona di Boston, della Ivy League e della Stanford University.
Successivamente fu aperto anche agli studenti delle scuole superiori e poi a chiunque dichiarasse più di 13 anni di età.
Da allora Facebook raggiunse un enorme successo: secondo Alexa dal giugno 2013 è diventato il sito più visitato al mondo, superando Google; ha cambiato profondamente molti aspetti legati alla socializzazione e all’interazione tra individui, sia sul piano privato che quello economico e commerciale.
È disponibile in oltre 70 lingue e nell’ottobre 2012 conta circa 1 miliardo di utenti attivi che effettuano l’accesso almeno una volta al mese, classificandosi come primo servizio di rete sociale per numero di utenti attivi.
Il nome “Facebook” prende spunto da un elenco con nome e fotografia degli studenti, che alcune università statunitensi distribuiscono all’inizio dell’anno accademico per aiutare gli iscritti a socializzare tra loro.
Da ciò si evince che Facebook non è:
- un sito web personale
- un sito web aziendale
- una “cella privata” in cui comunicare esclusivamente con gli amici
Ma, soprattutto Facebook non è privacy.
Tutto quello che viene postato diventa pubblico.
Qualcuno ora si starà dicendo:
…ma io condivido solo con gli amici.
Risposta: sicuro?
Un esempio:
Anna è amica di Aldo, ma non sopporta Amelia.
Dunque Anna non ha piacere che Amelia veda le sue foto.
Anna pubblica una foto, Aldo che rientra tra i suoi amici la vede, gli piace e la condivide nel suo profilo.
A questo punto Amelia la vede perché anche lei è amica di Aldo.
Amelia ricambia in toto l’antipatia di Anna, così condivide la foto nel proprio profilo con un commento al veleno.
Cosa voglio dire con questo?
Lo schermo del monitor del pc o del tablet “protegge” dall’impatto diretto con la folla.
Ma quando si posta qualcosa è come dire quelle parole a gran voce a un pubblico immenso.
Inizialmente a leggere le parole o guardare le immagini saranno solo alcune persone, ma ognuna di queste potrà riportarle
ad altre, e queste ad altre ancora.
Insomma, non pensate che il vostro post rimanga una cosa riservata, una cosa tra “amici”.
Una cosa che proprio non capisco è la quantità di foto di bambini resa pubblica senza alcuna attenzione da parte dei genitori.
Nessuno ha mai sentito parlare di pedofilia?
Ho visto pubblicate foto di ragazzine al mare con addosso solo lo slip, come è normale che sia.
Le domande che vorrei porre alla mamma che l’ha pubblicata è:
quella stessa foto la pubblicheresti in prima pagina nel quotidiano locale?
Quella stessa foto la regaleresti a una persona che solo sospetti possa essere un pedofilo?
Quasi certamente la risposta è no in entrambi i casi.
Dunque, perché pubblicarla senza nessuna remora in rete dove di certo molte più persone che non conosci la possono vedere?
Con questo non intendo demonizzare Facebook e gli altri social network.
Intendo solo indurre a riflettere e a realizzare che oltre al monitor c’è il mondo interno.
Allo stesso modo mi chiedo se certe asserzioni dure e talvolta crudeli che vengono condivise o contrassegnate con un “mi piace”, tutti sarebbero in grado di ripeterle guardando negli occhi i destinatari.
In merito ho qualche dubbio.
fosca bruni